Di certo, l’ Aglianico, vitigno antichissimo, rappresenta assieme a pochi altri, quali ad esempio il Sangiovese ed il Nebbiolo, la massima espressione della viticoltura autoctona nazionale.
La varietà pare sia stata introdotta dai greci, o ellenici, da cui deriverebbe il nome ( in alcune zone dell’avellinese viene ancora indicata con termini de ellenico o Glianica).
Pur diffuso in molte aree viticole del meridione, l’ Aglianico produce uve con caratteristiche assai diverse in funziona dell’ambiente di coltivazione.
La produzione è abbondate ma soffre degli andamenti piovosi in prossimità della raccolta, che può protrarsi fino alla prima decade di Novembre.
Il grappolo è di medi a grandezza e compattezza e gli acini sono di forma sferoide regolare.
Il vino che se ne ottiene è assai pregiato, caratterizzandosi per la ricchezza in estratto ed alcol, il colore rosso granata vino, il sapore neutro e giustamente tannico. Con l’invecchiamento il profumo guadagna in finezza e complessità aromatica.
Vinificato da solo o in uvaggio origina vini assai rinomati, primo fra tutti il Taurasi, unico vino Docg dell’Italia meridionale, prodotto in 17 comuni irpini.
Entra pure, come vitigno prevalente, nella costituzione dei Doc Falerno del Messico rosso, Cilento e Galluccio. L Aglianico biotipo “amaro” è diffuso principalmente nel Sannio, dove concorre, come vitigno base, alla produzione dei vini Doc Solopaca Aglianico, Aglianico del Taburno, Taburno, Sant’ Agata dei Goti, Sannio Aglianico e Guardiolo Aglianico.
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